Burnout: l’importanza di prendere una pausa 

La traduzione letterale in italiano di Burnout è “bruciato”, “scoppiato”, una persona che arriva al suo limite e non ce la fa più. Potremmo tradurlo anche con esaurimento nervoso, crollo fisico e mentale, la condizione che ci porta allo sfinimento totale. 
Per usare una definizione più completa, diremo che il burnout è una sindrome legata allo stress lavorativo che interessa, in varia misura, tutti i professionisti impegnati quotidianamente in attività che implicano le relazioni interpersonali. Gli effetti del burnout sono multipli: dall’esaurimento delle risorse psico-fisiche, all’ansia, disturbo del sonno, cefalea. L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), l’ha definita come quella “sindrome che deriva da stress cronico associato al contesto lavorativo che non è stato gestito con successo” e l’ha inserita, nel 2019, nella Classificazione Internazionale delle Malattie.

Tutti abbiamo sentito parlare e forse abbiamo sofferto (o soffriamo) di burnout. Ma come facciamo a riconoscerlo? E come si può affrontare?

Professionisti sanitari più a rischio di burnout 

Lavorare in sanità significa lavorare con la salute delle persone, il loro bene più prezioso. I professionisti sanitari, per la natura stessa della loro professione, sono quotidianamente esposti a una serie di criticità e di stress del tutto particolari che li rende più soggetti a soffrire di disturbi di burnout. A questo, va aggiunta l’esperienza della pandemia da Covid-19 che spesso ha chiesto uno sforzo enorme alla categoria che ha delle ripercussioni ancora oggi. 

La Federazione degli Ordini degli Infermieri (FNOPI), ad esempio, ha sottolineato come circa 2.500 professionisti abbia abbandonato la professione a causa dello stresso legato alla pandemia. Carichi di lavoro triplicati, turni insostenibili, una patologia che non si sapeva bene come gestire e richiedeva isolamento e solitudine, tutti fattori che hanno fatto emergere problemi nuovi e acutizzato problemi vecchi.  
Secondo il report di Medscape “I Cry but No One Cares”: Physician Burnout & Depression Report 2023” inoltre, circa il 53% dei medici presenta uno o più sintomi di burnout, come esaurimento, cinismo e la necessità di “sfogarsi” sui pazienti o sul lavoro; e il 65% afferma che il burnout influisce negativamente anche sulle loro relazioni personali e familiari.

Come riconoscere i sintomi del burnout? 

Il burnout si può manifestare con più sintomi, che possiamo raggruppare in: fisici, psichici e comportamentali. Vediamoli meglio nel dettaglio.

Sintomi fisici
Stanchezza 
Irritabilità
Dolori muscolari
Cefalea
Dolori viscerali
Nausea
Vertigini
Alterazioni circadiane
Crisi di affanno e di pianto 

Sintomi psichici
Tensione
Cinismo
Depersonalizzazione
Senso di frustrazione
Senso di fallimento
Ridotta produttività
Mancanza di interesse
Reazioni negative
Apatia
Demoralizzazione
Distacco emotivi 

Sintomi comportamentali
Assenteismo
Alta resistenza ad andare a lavoro ogni giorno
Guardare frequentemente l’orologio
Difficoltà a scherzare sul lavoro
Alterazione dell’appetito
Tabagismo, alcol, sostanze psicoattive, eccessivo uso di farmaci.

Come affrontare la situazione? 

Nel nostro corso “La Gestione della pressione psicologica” abbiamo affrontato questo tema insieme a un board di professionisti per offrire strumenti di supporto ai professionisti sanitari nella gestione dello stress legato a situazioni lavorative particolari, come gli eventi critici. Saper riconoscere i segnali di allarme e non sottovalutare le conseguenze dello stress lavorativo, questa la base per prendersi cura del proprio benessere e per poter poi curare i pazienti. 

Vediamo insieme come fare:

Parlare con un professionista del settore. Rivolgersi a un esperto permette di analizzare il problema in maniera efficace e trovare soluzioni a lungo termine di problematiche che potrebbero incidere molto sul lavoro e sulla vita personale.

Conoscersi. Sapere quali sono i nostri punti di forza, le nostre risorse, le cose e le abitudini che ci fanno rilassare e ci danno energia. Tutto questo ci permette di affrontare con più serenità situazioni potenzialmente stressogene.

Condividere. Isolarsi e chiudersi in sé stessi non aiuta ad abbassare i livelli di ansia e tensione. Confrontarsi con i colleghi, condividere le proprie esperienze, partecipare a sistemi di gruppo di supporto sono invece pratiche che possono allievare la situazione.

Equilibrio. Regolare i turni di lavoro, separare la sfera privata da quella lavorativa per non essere fagocitati da quest’ultima.

Prendersi una pausa. Disconnettersi, dal lavoro, dalle situazioni che alimentano lo stress, da tutte quelle cose che ci tengono sempre sul “chi va là” impedendoci di distendere i pensieri. 

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