Intelligenza artificiale e medicina: a che punto siamo 

Dalla medicina di precisione alle potenzialità del machine learning, dalla chirurgia alla diagnosi, dalla riabilitazione alla ricerca, l’Intelligenza artificiale è uno strumento ricco di potenzialità per la medicina che sta modificando il suo presente e modificherà, di sicuro, anche il suo futuro. 
Proviamo a fare una panoramica dello stato dell’arte e di cosa possiamo aspettarci dalle applicazioni di questo sistema innovativo. 

Che cos’è l’Intelligenza artificiale e come influenza le nostre vite 

L’intelligenza artificiale (IA) è l’abilità di una macchina di mostrare capacità umane come il ragionamento, l’apprendimento, la pianificazione e la creatività. L’IA riesce a interpretare il proprio ambiente, a relazionarsi con ciò che viene percepito e a risolvere problemi specifici in autonomia.  
L’IA è un campo in continua evoluzione da ormai 50 anni, spinto dai progressi enormi della tecnologia e dalla disponibilità di dati oggi reperibili. Ci sono diversi tipi di Intelligenza artificiale:
Software: assistenti virtuali, software di analisi di immagini, motori di ricerca, sistemi di riconoscimento facciale e vocale
Intelligenza incorporata: robot, veicoli autonomi, droni, l’internet delle cose.

Possiamo trovare forme di IA nella vita di tutti i giorni: pensiamo a quando facciamo una ricerca su Internet, i vari motori di ricerca imparano dalle nostre ricerche per offrire risultati vicini alle nostre esigenze; ma anche gli assistenti virtuali personalizzati, quelli che usiamo quotidianamente con la nostra voce sui nostri dispositivi elettronici. 
Secondo una ricerca dell’Unione Europea il 61% degli europei guarda positivamente all’IA e ai robot, ma l’88% pensa che ci voglia una gestione attenta. L’intelligenza artificiale può e potrà trasformare tutti gli aspetti della vita quotidiana e del vivere sociale, per questo è importante conoscerla e studiarla. 
 

IA e sanità: presente e futuro 

La sanità è uno dei settori in cui l’Intelligenza artificiale si sta sviluppando maggiormente con l’obiettivo multiplo di migliorare le cure e avere un impatto positivo a livello economico sia per i governi che per i pazienti.
Vediamo come con qualche esempio pratico:
– Un progetto di ricerca di Google in collaborazione con l’Università di Stanford sta analizzando i possibili benefici nell’utilizzo di sistemi di Intelligenza artificiale nella raccolta e registrazione dei dati sanitari dei pazienti. Ogni giorno, infatti, gli operatori sanitari dedicano una gran fetta del loro lavoro alla registrazione delle informazioni nelle cartelle cliniche e nei fascicoli sanitari elettronici, un lavoro fondamentale che assicura la corretta presa in carico e assistenza dei pazienti;
– Dal Politecnico di Milano invece, arriva un progetto di ricerca per lo sviluppo di un robot in grado di monitorare e assistere le persone anziane a casa. Si tratta di MOVECARE, una piattaforma robotica che grazie all’Intelligenza artificiale assistente a distanza i pazienti anziani. 
– Ci sono poi tutti quei dispositivi elettronici indossabili e personali, come gli smartwatch, che negli ultimi anni stanno sviluppando funzionalità associate alla salute. Come nel caso dell’Apple watch che ha inserito nella sua ultime versione un elettrocardiogramma;
– Anche nel campo della diagnosi l’Intelligenza artificiale può essere uno strumento in più. La Seoul National University Hospital ha proposto un modello di IA che potrebbe migliorare diagnostica dei noduli polmonari sulle radiografie digitali del torace;
– Di qualche mese fa la notizia del programma basato sull’IA che è riuscito a sviluppare un nuovo farmaco per la cura della fibrosi in 46 giorni, un lavoro che in genere richiede almeno 8 anni di ricerca. 

Ma l’IA può sostituire il professionista sanitario? 

Arrivati a questo punto, dopo aver parlato di alcuni dei vantaggi e delle potenzialità dell’Intelligenza artificiale applicata alla sanità, potrebbe sorgere spontanea una domanda: l’IA può quindi sostituire il lavoro del singolo professionista sanitario? La risposta più semplice è no. 
Per quanto questo campo sia in continua evoluzione e miglioramento, rimangono delle peculiarità e delle competenze specifiche proprie dei sanitari che non possono essere sostituite totalmente. 
Un recente studio pubblicato sul British Medical Journal, ad esempio, ha dimostrato che l’IA non può superare l’esame obbligatorio per i tirocinanti che nel Regno Unito vogliono diventare dei radiologi. I ricercatori hanno sviluppato 10 falsi esami, ognuno dei quali prevedeva l’analisi di 30 radiografie. Per superare l’esame i candidati dovevano interpretare correttamente almeno 27 (90%) delle 30 immagini in 35 minuti. Ebbene, l’IA è riuscita a superare solo 2 dei 10 esami, con un’accuratezza del 79,5%; i radiologi invece, hanno raggiunto un’accuratezza dell’84,8% e hanno superato quattro dei 10 esami fittizi.  

Come hanno sottolineato gli stessi ricercatori: “L’intelligenza artificiale può facilitare i flussi di lavoro, ma l’input umano è ancora cruciale”. 

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