Fascicolo sanitario elettronico: uno strumento strategico ma ancora poco utilizzato 

L’Osservatorio digitale del Politecnico di Milano ha rilevato in una indagine che solo 1 italiano su 10 usa il Fascicolo sanitario elettronico. Perché c’è ancora così tanta difficoltà nell’utilizzo degli strumenti di sanità digitale in Italia? E cosa si può fare per incentivarne la diffusione?

Proviamo a fare un punto. 

Fascicolo sanitario elettronico: cos’è e come funziona 

Come precisa il sito del Ministero della Salute, il Fascicolo sanitario elettronico (FSE) è “un insieme di dati e documenti digitali di tipo sanitario e socio-sanitario generati da eventi clinici riguardanti l’assistito, riferiti a prestazioni erogate dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e, a partire dal 19 maggio 2020, anche da strutture sanitarie private”. 
Il FSE, dunque, è lo strumento che raccoglie la storia clinica dei pazienti in formato digitale, facilmente accessibile dagli utenti tramite internet. È stato istituito con il decreto-legge del 18 ottobre 2012, n. 179, ed è uno degli elementi chiave nell’ambito della Sanità digitale. 
Come emerge dal sito https://www.fascicolosanitario.gov.it/, che monitora l’attuazione dello strumento nelle varie Regioni italiane, ad oggi sono attivi circa 57.663.021 Fascicoli sanitari elettronici. 

Cosa si può fare con il Fascicolo sanitario elettronico 

Il FSE è a disposizione delle Regioni e delle Province autonome per attività di: 
– prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione;
– studio e ricerca scientifica in campo medico, biomedico ed epidemiologico;
– programmazione sanitaria, verifica delle qualità delle cure e valutazione dell’assistenza sanitaria.

Secondo quanto indicato dal Ministero, a breve a queste attività si aggiungerà la possibilità di inserire anche:
– lettera di dimissione ospedaliera;
– verbale di pronto soccorso;
– documento di esenzione;
– referto di radiologia, di specialistica ambulatoriale, di anatomia patologica;
– prescrizione dematerializzata;
– erogazione farmaceutica e specialistica;
– dossier farmaceutico:
– vaccinazioni.

Attualmente il FSE raccoglie e rende disponibili ai pazienti e, con il loro consenso, ai professionisti sanitari, una serie di dati e informazioni relativi alla storia clinica dell’interessato. Nel particolare:
– I dati indentificativi e amministrativi dell’assistito;
– Le informazioni del medico di base da lui scelto;
– Le prescrizioni specialistiche e farmaceutiche;
– I referti di laboratorio;
– Il profilo sanitario sintetico redatto e aggiornato dal medico di medicina generale o dal pediatra di libera scelta.

A questo, si aggiunge il “taccuino” a disposizione dell’utente che a sua discrezione può, autonomamente, decidere di inserire i dati e i documenti personali che reputa di interesse per i professionisti sanitari. 

FSE: ancora poco usato dai cittadini 

Secondo uno studio dell’Osservatorio digitale del Politecnico di Milano solo il 12% dei cittadini utilizza il FSE in maniera stabile, poco più di un italiano su dieci, mentre il 62% non ne ha mai sentito parlare. Se alcune delle tecnologie a supporto del paziente a domicilio sono già diffuse, come le App per la salute (utilizzate dal 38% dei pazienti cronici o con problematiche gravi) o i dispositivi indossabili per monitorare i parametri clinici (usati dal 29%), nel 2023 solo il 35% dei cittadini ha fatto almeno un accesso al FSE (contro il 33% rilevato nel 2022) e la maggior parte di loro (53%) afferma di averlo usato solo per le funzionalità legate all’emergenza Covid. 
Se nel 2022 c’era stato un aumento molto rilevante nell’utilizzo del Fascicolo Sanitario Elettronico da parte dei cittadini, nell’ultimo anno si rileva una sostanziale frenata alla diffusione del suo utilizzospiega Paolo Locatelli, responsabile scientifico dell’Osservatorio Sanità Digitale -. Essendosi affievolita la necessità di utilizzare i servizi per l’emergenza Covid, c’è il rischio che questo strumento non guadagni ulteriore popolarità. Oltre a proseguire la realizzazione del Fascicolo Sanitario 2.0, alimentandolo in modo omogeneo e pervasivo di documenti e dati ed arricchendolo di servizi utili al cittadino, per spingere sull’adozione di questo strumento sarà necessario rendere maggiormente evidenti ai cittadini i benefici derivanti dal suo utilizzo”. 

Gli strumenti di sanità digitale come il FSE richiedono importanti cambiamenti non solo a livello tecnologico e professionale, ma anche culturale. È necessario investire nella formazione per l’uso ottimale di strumenti dalle grandi potenzialità, come il FSE, e anche incentivare un’educazione dal basso, dai professionisti sanitari verso i cittadini, per spiegare e presentare le funzionalità e i vantaggi di questi nuovi strumenti. 

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