Pillole di formazione – Consenso informato: gli errori da non commettere 

Il consenso informato è quella procedura obbligatoria con cui viene informato il paziente del trattamento al quale verrà sottoposto e prevede l’acquisizione, con un’apposita firma, della sua accettazione. Si tratta di un processo essenziale che rende la relazione tra medico e paziente il più trasparente possibile e che permette di istaurare condivisione e fiducia sia da punto di vista clinico, sia dal punto di vista umano. 

Il consenso informato inoltre, supera quella visione stantia che vede il paziente in una condizione passiva perché implica un suo coinvolgimento attivo. Nel processo decisionale, infatti, il paziente è sempre più informato, comunica attivamente con il proprio medico e ha specifiche aspettative di salute. 

Ma come raccogliere correttamente il consenso? E quali sono gli errori da non fare?  
Vediamoli insieme. 

  • Linguaggio chiaro ed accessibile. Comunicare argomenti sanitari non è mai semplice, implicano un linguaggio tecnico, spesso altamente settoriale, ignaro ai pazienti. Il rischio di non essere compresi fino in fondo o di risultare lontani dalle persone con cui ci si rapporta è molto alto. Per questo, il primo errore da non commettere è quello di posizionarsi a livello comunicativo su un piano troppo distante da quello del proprio paziente. Il linguaggio deve essere chiaro, accessibile, semplice ed esplicativo. Bisogna allinearsi ai propri ascoltatori, non chiedere loro uno sforzo di comprensione che ostacola il rapporto. 
  • Feedback del paziente. Il professionista sanitario deve sempre ricevere un feedback da parte del paziente. Come abbiamo già accennato, il paziente non è un ascoltatore passivo che si limita a ricevere informazioni ma un attore che partecipa attivamente alla procedura. Deve poter capire le informazioni che riceve, ma anche processarle. Per questo il sanitario deve accettarsi sempre che la comunicazione sia andata a buon fine. 
  • Esame della documentazione. Raccogliere le informazioni, accettarsi che non ci siano errori nella modulistica e poi conservarla adeguatamente. Questo passaggio risulterà fondamentale nell’eventualità di una richiesta di risarcimento danni, dove è necessario avere una documentazione coerente e prontamente accessibile. 
  • Non delegare la procedura. Il consenso informato non può essere delegato. Viene richiesto solo dal professionista sanitario in ambito della propria materia di competenza ad eccezione che venga delegato a una figura sanitaria abilitata all’esecuzione dell’atto. 
  • Richiesto nei tempi giusti. Il consenso va raccolto obbligatoriamente entro il limite delle 24 ore prima dell’intervento terapeutico, ad eccezione di atti di routine non invasivi. 
  • Le informazioni necessarie. Per essere considerato valido, il consenso informato deve contenere una serie di informazioni precise, quali: specifiche dell’intervento o del trattamento; i rischi collegati; le alternative disponibili; la possibile estensione dell’intervento; l’efficienza dell’intervento; il livello di dotazione della struttura. La carenza o l’omissione di una di queste informazioni può comportare una richiesta di risarcimento da parte del paziente o dei suoi familiari. 
  • Mai fare pressioni. Il paziente deve essere messo nelle condizioni di poter scegliere cosa fare in totale libertà, senza ricevere pressioni da parte del sanitario. La condizione necessaria di qualsiasi rapporto medico-paziente è la fiducia che si costruisce, e si mantiene, se rimane un livello di condivisione equilibrato, senza posizioni imposte. 
  • Verbale o scritto? Il consenso è previsto in forma scritta nei casi in cui l’esame clinico o la terapia comportino conseguenze gravi per il paziente. Negli altri casi, quando sussiste un rapporto di fiducia tra medico e paziente ben consolidato, il consenso può essere espresso verbalmente. Da ricordare però, che rimane obbligatorio nella forma scritta per alcuni casi specifici: quando si dona o si riceve sangue, quando si partecipa alla sperimentazione di un farmaco o agli accertamenti di un’infezione da HIV, quando si è sottoposti ad anestesia, nel trapianto del rene tra viventi, nell’interruzione volontaria della gravidanza, rettificazione in materia di attribuzione di sesso e nella procreazione medicalmente assistita. 

Il consenso informato è una procedura di routine per gli operatori sanitari che però non li esenta da rischi e responsabilità. Se vuoi approfondire questo tema, non perdere il corso Guida pratica alle responsabilità in ambito sanitario parte 2, online sulla nostra piattaforma fino al 31 dicembre 2022. 

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